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Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?" (Cesare Pavese) A cent'anni dalla nascita, questo libro prova a offrire un'idea sintetica di Cesare Pavese, rimettendo a fuoco le categorie fondamentali che emergono dai suoi testi. L'ipotesi dell'"esigenza permanente", che utilizza la definizione che Pavese dava di se stesso, permette di comprendere le sue pagine molto meglio rispetto alla diffusa ipotesi del "vizio assurdo", secondo cui egli si autodistrugge per il fatto stesso di cercare "quid sit veritas" e di non rinchiudersi nel breve orizzonte della letteratura o della politica. La tragedia di Pavese non è stata cercare bensì non trovare una risposta adeguata al "mestiere di vivere", alla grande "smania" con cui l'Odisseo dei "Dialoghi con Leucò" insegue imperterrito l'isola del suo destino,senza accontentarsi, come vorrebbero gli "individui autosufficienti", di un'isola e di una menzogna qualsiasi. Per lui l'uomo, "essendo soltanto mistero, attende da noi la percossa e la mano, attende di essere svegliato e tormentato, messo di fronte al suo dolore e al suo mistero".